lunedì 18 gennaio 2010

Angolo Onirico di Cinzio PARTE PRIMA

Catania, 30 dicembre 2009.
Cinzia si svegliò nel letto accanto a Tano; la sera prima c'era stata una tromba d'aria nelle vicinanze che aveva provocato un cambiamento nello spazio e nel tempo..
un cambiamento che Cinzia avvertì subito dopo aver realizzato che non era il 30 dicembre 2009 e non si trovava nemmeno a Catania, bensì in una casa a due piani che le era familiare ma non riusciva a ricordare di chi fosse e dove fosse geograficamente.
Poi in un lampo, le ritornò in mente che in quella casa aveva dato un concerto con il suo gruppo e con stupore si rese conto che stava rivivendo quel giorno: le lancette dell'orologio erano inspiegabilmente tornate sui loro ticchettii già scoccati e fu allora che Cinzia realizzò di essere tornata indietro nel tempo.
Ancora incredula, cercò disperatamente di capire perchè fosse tornata nel passato tartassando la sua mente di domande: "Come ci sono finita qui?"; "Che giorno è?"; "Che anno era"?.
Fin quando non arrivò ad una supposizione: "Devo forse cambiare qualcosa del mio passato?", "E se si, che cosa?".
Pensò che solo una persona poteva aiutarla a capire: (la fantastica) Rabbit. Decise di chiamarla.
Mentre il telefono squillava Cinzia avvertì un'inaspettata inquietudine dentro di se: con quel gesto impulsivo, non aveva considerato che la Rabbit che stava chiamando appartenesse al presente e che Cinzia, in quel momento, non era esattamente nel suo presente. E se Rabbit fosse stata in sua compagnia mentre riceveva la telefonata dal passato?
Troppo tardi per poter riflettere, Rabbit rispose.
Con il terrore addosso, Cinzia le disse di non spaventarsi (almeno lei) per la domanda che le stava per fare: "Rabbit, ma quel giorno..era il giorno del quaderno?".
La linea era molto disturbata, fu incredibile aver instaurato un collegamento capace di vincere il tempo e lo spazio.
La risposta fu in stile Silent Hill, ovvero quando la donna lascia un messaggio di segreteria al marito, il quale ascoltandolo, non è in grado di capire neanche una parola poichè appartenenti a due diverse dimensioni.
Sconsolata per non aver ottenuto informazioni a riguardo, Cinzia attaccò il telefono e decise di raccontare l'accaduto alla sua metà: Tano.
Si, Tano era l'unica persona appartenente alla sua dimensione spaziotemporale, incapace di aiutarla a trovare una soluzione per via dei loro destini che quel giorno non si erano ancora incrociati.
I due andarono in una stanza del pian terreno molto piccola: c'era un divano verde contro una parete, scartoffie sparse qua e là e dei vecchi mobili accatastati. Ma la cosa curiosa era la porta: grande il doppio di quanto serviva per chiudere quella stranza-ripostiglio.
Cinzia si accorse di non avere la sua borsa con dentro le sigarette, ottime compagne per tutte le donne che amano spettegolare o raccontare un fatto eclatante alle loro amiche, ma visto che l'evento da raccontare non sarebbe stato poi così lungo, Cinzia pensò che avrebbe finito prima il racconto della sigaretta.
Appena si sedettero sul divano vennero catapultati all'indietro cadendo illesi su degli spalti in mezzo a una landa desolata. Della stanza-ripostiglio neanche l'ombra, se non fosse per una fessura a misura d'uomo come "passaggio" per tornare indietro.
Il cambio di scena non toccò minimamente Cinzia che iniziò subito a raccontare il fatto della telefonata a Tano.
Ci misero un pò ad accorgersi che non erano soli: Fabrizio, un amico di Tano, se ne stava seduto tre file più giù intento a gustarsi l'ultimo boccone di un hot dog.
Quando ebbe finito, si avvicinò verso di loro e iniziò a parlare del più e del meno con Tano.
"No!e se Fabrizio ha sentito qualcosa?, non deve saperlo nessuno altrimenti non potremmo più andarcene da qui!, Tano deve sapere!" pensò Cinzia e con fare gentile invitò Fabrizio ad allontanarsi da loro spiegandogli che doveva risolvere una cosa di vitale importanza di cui non poteva farne parola con nessuno all'infuori di Tano.
I due decisero di prendere il passaggio che avrebbe permesso loro di tornare nella stanza del divano verde, con l'intento di trovare un posto lontano da orecchie indiscrete.
Ma aldilà del passaggio invece che la stanza, era comparso uno strapiombo.
Non c'era modo di tornare indietro..
(Continua)

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